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Il destino di una bambina è diverso da quello di un bambino

Quando nasciamo, ci viene messo sulla culla un fiocco azzurro se siamo maschi e un fiocco rosa se siamo femmine. Questi fiocchi indicano non solo il nostro sesso, ma tutte le aspettative che la cultura ha sui nostri comportamenti in quanto maschi o femmine.
Educare alla diversità a scuola. Istituto A.T. Beck

Io mi ricordo bene che da piccola mio nonno mi diceva spesso che ero ingegnosa. In realtà inventavo cose assolutamente inutili e stravaganti, ma segretamente ero orgogliosissima del complimento affibbiatomi e cercavo ogni modo per dimostrare a mio nonno di meritarmelo.
Da ragazza poi, lavorando nell’ufficio Formazione di una grande Azienda, mi hanno spesso inserito in gruppi di progetto ritenendomi “creativa” e “innovativa”.
Le due cose possono avere un qualche tipo di collegamento tra di loro?
Io credo proprio di sì.

Influenze
Da piccoli siamo infatti molto sensibili alle storie che gli altri significativi (genitori, nonni, insegnanti, più tardi i compagni di scuola) ci raccontano di noi. Non sappiamo ancora bene chi siamo come individui e qualunque informazione ci arrivi ci sembra plausibile e la incameriamo.
Una parte di ciò che siamo è definita biologicamente, il resto è forgiato dall’ambiente in cui siamo stati immersi.
In quale misura l’una e l’altra parte influiscano sulla nostra identità e sulle nostre scelte future non è ancora noto.

Attese di genere
Una cosa invece sicura è che la famiglia, la scuola, la società in genere si aspettano cose diverse da un maschio o da una femmina e questa aspettativa viene comunicata all’individuo fin dalla più tenera età.
Se una bambina ad esempio ama giocare a calcio, correre e rotolarsi per terra o ha un indole ribelle viene rimproverata e le viene detto di non fare il “maschiaccio”.
Mentre un bambino non può avere delle bambole o costruirsi dei braccialetti, o essere troppo timido o facile al pianto, altrimenti viene appellato “femminuccia”.
Come se giocare in modo irruento ed essere indomiti fosse una faccenda solo maschile e avere dei sentimenti e mostrarli ed essere delicati fosse una questione solo femminile.

Stereotipi di genere
Nella realtà questi sono stereotipi di genere che si formano entro una data cultura di riferimento e sono quindi concetti relativi, che cambiano (più o meno) nel tempo.
Prima ad esempio si riteneva realmente la donna inferiore all’uomo e di proprietà prima della famiglia d’origine e poi del marito.
Oggi per fortuna alcuni stereotipi sono superati ma molti altri no e sia gli uomini che le donne ne sono vittime.
I media veicolano i modelli culturali e contribuiscono a diffonderli tra le persone. Pensiamo a come vengono rappresentati gli uomini e le donne negli spot.
L’uomo è destinato all’avventura, ha potere, è un professionista o un padre di famiglia.
La donna è la seduttrice, bellissima e sensuale o la casalinga, madre e moglie perfetta.
Già nei libri per bambini si capisce che se sono femmina dovrò essere bella e dolce e avere lunghi capelli di seta per poter trovare il principe azzurro che arrivi a salvarmi.
Se sono maschio dovrò essere forte e coraggioso, pronto all’avventura e a combattere per conquistare la mia principessa rosa.

E così fuori dalle pubblicità, dai libri per l’infanzia, dai cartoni animati, prendono forma certe ambizioni che si trasformano in destini, suggeriti e fatti propri e ancora insegnati ai propri figli.

 

 

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