Con questo articolo vorrei far riflettere su alcune forme di “amore” che amore non sono.
1. Aspettarsi che l’altro soddisfi le nostre aspettative
Sono diverse ore che non ci sentiamo, io lo penso, prima con un moto amoroso, poi inizio a notare che è da molto che non si fa sentire e che sono sempre io che rompo il silenzio. Allora mi innervosisco e l’amore che sentivo prima è svanito, lasciando il posto al risentimento. Nella mia testa si avvicendano frasi del tipo “Ma se ci tenesse veramente a me, avrebbe voglia di sentirmi, anche solo per sapere come sto, magari avrei potuto anche stare male e lui neanche ci pensa, sempre e solo io a preoccuparmi di noi, ecc..” e io ci credo, mi carico sempre di più, fino a che ci sentiamo e lo aggredisco.
Questo scenario è stato creato dalle mie aspettative; come io mi aspetto che un uomo si comporti quando si dice innamorato. Se lui invece non corrisponde a questa mia attesa, divento insoddisfatta e provo risentimento verso di lui.
Le aspettative quindi sono una delle cause della nostra infelicità, perché ci fanno credere che non possiamo essere felici in nessun altro modo se non quello che loro stesse ci indicano. Ma le cose, come sappiamo, vanno quasi sempre (per fortuna) in modo diverso e allora siamo infelici, anche quando il modo diverso non è necessariamente peggio.
Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non sei al mondo per soddisfare le mie.
F. S. Perls
2. Pretendere che l’altro si occupi di noi
Sono stanco, ho avuto una settimana pesante e complicata a lavoro, ho dormito poco e male. Tornando a casa il venerdì, ho solo voglia di stare tranquillo. Ma lei mi accoglie chiedendomi il favore di svuotare la lavatrice. A quel punto reagisco con rabbia, rispondendo che non si può mai stare in pace e sbattendo la porta.
In questa interazione, lui reagisce così aggressivamente perché crede dentro di sé che la partner debba comprendere i suoi desideri, prendersi cura di lui, dei suoi stati interiori, mettendo anche da parte le sue esigenze. Questo chiaramente può anche accadere all’interno di una coppia e quando è reciproco e spontaneo, è perfetto, ma non si può pretendere.
A volte nei rapporti tra adulti si mettono in scena dinamiche regressive, in cui si manifestano bisogni di accudimento: “comprendimi anche se non ti spiego e occupati di me fino a dimenticare te stessa, perché io devo essere per te la cosa più importante”; che è il tipo di rapporto che c’è tra una madre e il proprio figlio.
3. Amare l’altro se ci fa sentire bene
L’amore condizionato è diverso dall’amore.
“Ti amo” perché mi piaci e mi fai sentire bene (perché rispondi ai miei bisogni e aderisci alle mie aspettative); ma quando non mi fai più sentire bene, non ti amo più e la coppia entra in crisi.
Scambiare l’amore per il sentirsi bene è molto frequente. Questo non significa assolutamente che amare voglia dire soffrire; significa che l’altro non esiste al solo scopo di farci stare bene e occuparsi di noi.
4. Senza di te non posso vivere
Questa è un’altro pilastro del non amore; non amore per l’altro e per noi stessi evidentemente. Non possiamo consegnare ad un’altra persona la responsabilità della nostra felicità; è un peso troppo oneroso per l’altro e lo priva della sua libertà ed è un rischio per noi di perdere la nostra capacità di essere completi e luminosi anche da soli.
E’ molto romantico pensare all’amore in questi termini: “sei la mia vita”, “morirei per te”, “senza di te non ha senso vivere”, ma non è salutare ed è troppo ingombrante per entrambi i partner.
Amare qualcuno perché si ha bisogno di lei/lui è dipendenza, non amore.
Amare qualcuno lasciandolo libero di essere, lascia anche a noi la stessa libertà.
Se ti piace un fiore, semplicemente lo cogli, ma se lo ami lo annaffi tutti i giorni.
Buddha
Elisa Vezzi
Psicologa e Psicoterapeuta