Bentornati al secondo appuntamento del mese sulla consapevolezza, dedicato al lavoro.
La consapevolezza o presenza mentale è una qualità che può essere sviluppata attraverso l’allenamento, sia formale seduti sul cuscino, che informale, durante le nostre attività quotidiane.
Il lavoro come pratica di consapevolezza
Tra i nostri compiti quotidiani, per molti di noi c’è il lavoro che, in casa o in ufficio, seduti o in piedi, soli o con i colleghi, può occupare diverse ore ogni giorno.
Per questo possiamo imparare a considerare questo tempo-lavoro come tempo “per noi”, senza aspettare di “timbrare il cartellino” perché possa iniziare finalmente quella parte della giornata degna di essere vissuta.
Questo non significa che ci impegniamo per farci piacere quello che facciamo, ma per ricordarci che ogni istante, anche quello in cui sono seduto davanti ad un computer magari rispondendo ad un reclamo, fa parte della nostra vita e invece di desiderare che arrivi presto il momento di uscire, ne assaporiamo ogni sfumatura, ogni dettaglio.
In fondo praticare la consapevolezza è semplice; basta solo ricordarsi di essere presente a ciò che sta accadendo ora. Ma non è facile.
Programma settimanale di pratica a lavoro
Programmiamo questa settimana di pratica, scegliendo dei momenti in cui “ricordarsi di essere presenti”.
Potremmo cominciare dalla pausa per andare in bagno. Scegliamo lo stimolo fisiologico come campana di consapevolezza, ossia come promemoria che ci rammenta il nostro proposito di tornare con l’attenzione qui e ora. Utilizzo questi minuti di pausa dal lavoro come pratica.
O ancora, come suggerisce il maestro zen Thich Naht Hahn, possiamo usare lo squillo del telefono come campana di consapevolezza e prima di rispondere ci riserviamo due respiri in completa presenza.
Potremmo scandire la nostra giornata di lavoro con delle pause di consapevolezza nelle quali portiamo l’attenzione al corpo e al respiro per qualche istante; ci riconnettiamo con noi stessi e con ciò che ci circonda e sentiamo come stiamo. Potremmo percepire qualche tensione nel corpo o nella mente e, per qualche respiro, ce ne prendiamo cura semplicemente rimanendo presenti e accogliendo quello che c’è senza cercare di cambiarlo.
A volte, quando siamo a lavoro, capita che ci dimentichiamo di noi stessi perché completamente assorti in ciò che facciamo e nei nostri pensieri (che sussurranti o rimbombanti ci accompagnano quasi sempre). E allora succede, a nostra insaputa, che manteniamo una postura dannosa o qualche muscolo in tensione che, col tempo, diventano contratture muscolari e così via.
E così anche i pensieri, che albergano la nostra mente senza che ce ne rendiamo conto, producono stress e conseguenze emotive che non sappiamo comprendere perché emerse fuori dalla nostra consapevolezza.
Ci sono moltissime occasioni nella giornata lavorativa per praticare la presenza mentale, sta a ciascuno di noi trovare quelle più adatte. Bastano pochi secondi.
Come un bambino su cui vegliamo perché non si metta in pericolo così è la nostra mente, che allo stesso modo ha bisogno di essere vegliata da un osservatore saggio perché si conservi in salute.